Lavorare sulla Commedia dell’Arte non significa fare una operazione di recupero o di storia del teatro. Lavorare sulla Commedia dell’Arte significa lavorare sull’attore. Tutti i grandi maestri del ‘900 hanno sottolineato l’importanza per l’attore contemporaneo di conoscere e misurarsi con questo mondo. I canovacci, i lazzi, lo studio dei tipi e l’uso della maschera, rappresentano una palestra fondamentale, la sua disciplina, ferrea e precisa fatta di una fisicità elementare ma dura, si coniuga con un senso di libertà e di coscienza di sé che aprono all’attore orizzonti di indipendenza e di creatività. Lo sforzo che si fa a limitare il proprio corpo in precisi movimenti, in particolari posture, restituisce all’attore una consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti. Nella Commedia dell’Arte ogni carattere è un preciso schema corporeo. Una mappa di sentimenti e impulsi che la maschera sul volto poi riassume ed enfatizza perché la maschera non cela ma svela. Il laboratorio, offre una conoscenza dei principali caratteri, della loro espressività, della loro voce e del loro stare in scena. Aprendo così delle finestre di possibilità, dei dubbi, degli stimoli sulla concezione che ognuno ha di sé e del proprio essere attore.
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